Prima di parlare dei soggetti in questione, è doveroso fare un accenno sulla loro tassonomia.
I platelminti o vermi piatti (platy = piatto; helminth = verme) sono gli animali più semplici tra quelli a simmetria bilaterale. Hanno dimensioni variabili, vanno da pochi millimetri a vari metri di lunghezza e il loro corpo appiattito può avere varie forme, infatti può essere sottile, allargato, a foglia e a nastro. Questo phylum comprende quattro classi, la classe Turbellari include forme non parassite, mentre le classi Monogea, Trematoda e Cestoda sono tutte parassite (Hickman et al, 2007). Ad oggi la sistematica è in continua evoluzione, di fatti alcune classi citate sono state revisionate e non sono più accettate da alcuni studiosi in quanto considerate gruppo parafiletico. Importante ai fini di questo articolo sono i rappresentanti appartenenti al genere Planaria e i rappresentanti dell'ordine Rhabdocoela.
I vermi piatti appartenenti al genere Planaria presentano un corpo morbido con un piano corporeo triploblastico (animale il cui sviluppo embrionale comporta la formazione di tre foglietti embrionali: endoderma, mesoderma ed ectoderma) e privi di segmentazione visibile (Rink J.C, 2013). Sono note centinaia di specie, tra le quali quelle di acqua dolce e marina e sono note persino forme terrestri. Le planarie hanno attirato da tempo l'attenzione dei biologi a causa delle loro sorprendenti capacità rigenerative, della capacità di ridimensionamento del loro corpo a seconda della disponibilità di cibo e della grande presenza di cellule staminali adulte (Rink J.C, 2013).
Fig.1 - Alcune specie europee di planarie. Da sinistra a destra: Polycelis sp., Planaria torva, Dendrocoelum lacteum, Schmidtea polychroa, Dugesia gonocephala , Schmidtea mediterranea (immagine presa da Rink, J.C, 2013)
Alcune specie di planarie, specialmente quelle d'acqua dolce, sono caratterizzate da due macchie rotonde nella regione cefalica somiglianti a degli occhi (ma sono conosciuti anche come ocelli) in grado di rilevare l'intensità della luce. In alcune specie quest'ultimi possono essere molto più di due. Esse fungono da fotorecettori e vengono utilizzate per allontanarsi dalle fonti di luce (Hickman et al, 2007) e ciò rappresenta uno dei primi elementi diagnostici per poter riconoscere una planaria, infatti è ben risaputo che quest'ultime hanno "gli occhi storti" proprio per via della posizione degli ocelli capace di ricordare la tipica condizione di chi possiede questo difetto. Un altro carattere diagnostico è la tipica forma a freccia della regione cefalica. In Fig.4 sono visibili alcune delle specie europee. Un'altra caratteristica importante delle planarie riguarda il loro sistema digerente, il quale è caratterizzato dalla particolarità di avere un faringe muscoloso che si apre posteriormente appena all'interno della bocca, può essere anche estroflesso Fig.3(c).
Fig.2 - (a) Visione dall'alto di planaria, (b) sezione trasversale a livello del faringe (Immagine Hickman et al,2007)
A livello superficiale, le planarie d'acqua dolce possono sembrare piuttosto appiattite, dei semplici vermi di colore sbiadito e senza appendici visibili, ma ad uno sguardo più attento rivelano una serie di sistemi di organi simili ad altri animali triploblastici. In primis possiedono un epiderma con muscoli e ciglia, con i quali possono muoversi e che contiene piccoli corpiccioli a forma di bastoncello, i rabditi, che gonfiandosi formano un astuccio mucoso protettivo intorno al loro corpo (Hickman et al, 2007). Possiedono un cervello che comprende diversi sistemi neurotrasmettitori (Umesono e Agata 2009), una cavità gastrovascolare altamente ramificata, incaricata Fig-3 - Struttura di una planaria, (a) sistemi riproduttori ed escretori, (b) tratto digerente e sistema nervoso a "scala", (c) faringe estroflesso attraverso la bocca ventrale (Immagine Hickman et al, 2007) sia della digestione che della distribuzione dei nutrienti (Forsthoefel et al, 2011), un sistema escretore protonefridico con interessanti omologie evolutive al rene presente nei vertebrati (Rink et al. 2011; Scimone et al. 2011), diversi organi sensoriali e un sistema riproduttivo ermafrodito (Newmark et al. 2008). Le planarie sono davvero sorprendenti a livello biologico: simili alle bestie mitologiche, hanno la capacità di rigenerarsi nella loro interezza anche da piccoli resti di lesioni e i ceppi asessuati sembrano essere esenti dagli effetti dell'invecchiamento fisiologico (Mouton et al. 2011; Pearson e Sánchez Alvarado 2008; Tan et al; 2012). In Fig.3 sono visibili in modo grafico gli organi di una planaria.
La loro riproduzione è sia sessuale che asessuale. La riproduzione sessuale consiste nello scambio di materiale genetico e infine con la deposizione di uova, le quali possono anche incistarsi e rimanere per molto tempo in uno stato di quiete finché non si presentano le condizioni favorevoli per la schiusa Fig.4 - Trappola per planarie (Foto di De Vito Giovani) (Hickman et al, 2007). Questa è molto probabilmente la causa per la quale gli animali in questione compaiono in molte vasche appena avviate, allestite con fondi allofani e senza piante e arredi. Molte planarie si possono riprodurre asessualmente tramite scissione, infatti grazie alle loro incredibili abilità rigenerative sono in grado di costruire un nuovo individuo anche solo utilizzando un frammento del loro corpo. Qui lascio un link di un video del sito youtube in cui è ben visibile questa loro particolare abilità: rigenerazione planarie https://www.youtube.com/watch?v=hTC1eNTBXvE .
Questi animali sono sia detrivori che predatori attivi e molte scuole di pensiero discutono riguardo la convivenze della planarie con le caridine, ma personalmente ho constatato che le planarie possono tranquillamente attaccare sia individui baby che adulti.
Il miglior metodo per eliminarle nelle nostre vasche è fare in primis una rimozione coatta degli individui adulti tramite delle trappole come in Fig.4, in cui all'interno di una siringa modificata è stato posto un pezzo di prosciutto per far da esca. Dopo aver effettuato ciò, è consigliato proseguire con un trattamento per eliminare le uova e altri eventuali individui che non sono stati catturati. Ritengo che i migliori prodotti per il rapporto qualità-prezzo-reperibilità sono il No-planaria della Genchem e un medicinale per uso veterinario, il Panacur. È vivamente consigliato effettuare almeno due cicli di trattamento, poiché le uova resistono facilmente ai primi trattamenti, specialmente se incistate.
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